Flash Art Italy, Oct. 1993, de ALBERTO ZANAZZO

EBERHARD BOSSLET
SALA 1

L‘inquietudine per un interrogativo sospeso è la forza che attraversa e sostiene le vitali contrapposizioni messe in atto nei lavori di Bosslet.
Peso e leggerezza, proiezione utopica e decisa materialità convivono nei tiranti e manufatti in acciaio associati a cuscini pneumatici, parallelamente ad altre componenti inconciliabili ma concomitanti, come etica ed estetica. Concetti „opposti e inseparabili“, secondo Jurij M. Lotman, perché „i principi polari si realizzano nel reciproco conflitto“ senza possibilità di vittoria: l‘annientamento dell‘uno sarebbe una sconfitta anche per la sua antitesi, venendo a mancare il polo da cui è definita come identità.
La sospensione dei lavori di Bosslet non è quindi passiva: è attuale, storica, politica, europea; è timore della memoria e del futuro ma, come scrive Domenico Scudero, curatore della mostra, la complessità emótiva risulta sotto dominio. Risolta nel progetto consapevole, distante tanto dalla denuncia sterile quanto da soluzioni professionistiche, meticolosamente elaborata al computer per gli spazi specifici che ospitano le opere: controllando le forze in gioco ma anche lasciando proprio quella sensazione di dubbio necessario ad evitare facili certezze e assolutismi astratti, a scongiurare il rischio dei toni trionfalistici della tecnologia sulla natura. Grundlagen (fondamento, materia prima), Universal, Friedland (terra della pace), sono titoli tematici che ricorrono, numerati progressivamente, anche nelle opere qui esposte, definendo una ricerca di costanti universali fondate sulla frammentarietà della storia. Sembra di poter intuire che gli equilibri costruttivi di strutture tecnologiche o sociali, più che dalla competizione, tutto sommato omologatrice e falsamente rispettosa delle individualità, possano nascere dalla giustapposizione tra idee e persone con analoghi diritti e doveri, ciaseuna apportando le sue peculiarità. Ma il sostegno reale non può che derivare dalla creazione di quelle forze invisibili e mutevoli, impalpabili come l‘aria e il pensiero. Tensioni che vanno alimentate e orientate verificandone costantemente forza e fragilità, contro la sterilità degli impulsi individualistici e la rinuncia ad organizzare il caos. Completamente d‘accordo.
Alberto Zanazzo